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Martedì, 24 Luglio 2012 12:05

Vacanze senza capricci

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Che cosa è più importante? Il no dei bambini o quello dei genitori? Per i piccoli è facile dire di no: Non mangio, non dormo, non bacio,non vengo . Cominciano intorno ai 2 anni. Hanno bisogno di affermare se stessi e lo fanno con forza, a volte con prepotenza. Non è un capriccio, è un no “positivo” che esplode, automatico, dalla loro forza vitale. Lo dicono per crescere.

Anche i genitori dicono NO, e in quantità, ma per loro non è per niente automatico trovare una chiave utile e positiva. C’è chi è stato educato all’obbedienza e punta dritto all’autorità. E c’è chi lascia fare ai figli tutto quello che vuole perché è troppo faticoso controllarli. Così si dice no secondo la giornata, l’umore e le circostanze.

Ma così non è educativo e neppure produttivo nel tempo. Bisogna crescere anche come genitori, esplorare il proprio modo di essere padre e madre per imparare a dire dei “no “ positivi, che siano d’esempio ai figli e li sostengano nello sforzo di diventare grandi. Non dite no tanto per fare e magari vi smentite il giorno dopo. Non dite “No e basta!”, oppure:” No, perché qui comando io “ ma argomentate il vostro divieto da una ragione che il bambino possa comprendere. Dite no, spiegate perché è meglio non fare quella cosa e comportatevi di conseguenza.

Se proibite la cioccolata, non divorare la scatola dei cioccolatini. Se stabilite un limite ai giochi rumorosi, è inutile parlare a voce alta. Se non ci si alza da tavola fino alla fine del pasto, non vale spostarsi in un'altra stanza perché arriva una telefonata. I bambini devono sentire che quei limiti appartengono a un codice familiare.

Coerenza educativa tra i membri della famiglia e l’esempio sono la carta vincente. Sono questi i no positivi che li fanno crescere. Certo loro provano a rompere le regole e riescono sempre a intenerirci, ma sta a noi essere coerenti e forti nel non cadere nella tentazione di cedere.

Il bambino sta tentando semplicemente e con tutte le armi che ha a disposizione, ossia snervare mamma e papà, ad imporre la sua volontà.
Ma se l’adulto cede è la fine. Ha perso non la battaglia, ma direttamente la guerra.

Ma cosa concedere e cosa no?
Ecco dunque il decalogo per aiutare i genitori a destreggiarsi con i baby-urlatori senza soccombere:

  1. Accordarsi per decidere cosa concedere e su cosa, invece, mostrarsi inflessibili. “E’ fondamentale mettere dei paletti”.
  2. Mostrarsi irremovibili sulle decisioni condivise: “Il piccolo ‘annusa’ la parte debole della coppia”.
  3. Non alterare il proprio comportamento in seguito agli strilli, altrimenti si rischia di perdere “non una battaglia, ma la guerra”.
  4. Non far capire che pianto e urla ci mettono in imbarazzo in pubblico: il piccolo li riserverà alle uscite per ottenere quello che vuole. “Meglio ignorare gli strepiti, parlare al bimbo con voce calma e tranquilla mostrandosi indifferenti. Se imbarazzati dagli sguardi altrui, meglio spiegare che si tratta solo di un capriccio piuttosto che cedere per farlo stare buono”.
  5. Cercare di rispettare il più possibile gli orari del bimbo, in particolare quelli della pappa e del sonno. In questo modo sarà più tranquillo e meno irritabile.
  6. Se a un anno vuole mangiare insieme agli adulti, è bene assecondarlo. Certo non potrà consumare tutte le stesse cose, ma assaggiare e guardare come si comportano i grandi può essere utile. Insomma, se fa i capricci per mangiare con mamma e papà, “si può tranquillamente concedere un posto a tavola”.
  7. Quando si mette a strillare è bene che tutti, “genitori, nonni e tata, abbiano lo stesso atteggiamento. E non facciamoci ingannare da pseudo-credenze come quella secondo cui i maschi non vanno fatti piangere, sennò gli esce l’ernia”.
  8. Non forzarlo ad andare a letto troppo presto o quando c’è troppa luce. “Meglio portarlo a nanna quando ha sonno, così dormire da solo nel lettino sara’ piu’ facile”, assicura.
  9. Non imporgli tutto, ma solo le cose fondamentali. “Insomma, è giusto concedere qualcosa al piccolo urlatore, ma e’ vietato farlo quando strilla: deve imparare a chiedere, specie se è già grandicello”.
  10. Non reagire mai con rabbia o frustrazione, ma mostrarsi calmi e imperturbabili. Questo, assicura il pediatra, disinnescherà l’arma ‘sonora’.
Letto 3959 volte Ultima modifica il Sabato, 24 Novembre 2012 21:03
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